giovedì 19 maggio 2011

Acqua, La CVX Italia dice SI


Ogni essere umano ha diritto ad avere acqua nella quantità necessaria alle esigenze fondamentali della sua vita. 
L’acqua è una risorsa essenziale per la vita [...].
L’acqua non deve essere mercificata con il rischio che l’accesso dei meno abbienti diventi problematico. 


il comunicato completo:
Ogni essere umano ha diritto ad avere acqua nella quantità necessaria alle esigenze fondamentali della sua vita. L’acqua è una risorsa essenziale per la vita, un bene comune e per questo motivo non riteniamo che la sua gestione da parte di società che massimizzano il profitto, ovvero privilegiano tra i diversi portatori d’interesse (utenti, lavoratori, comunità locali, azionisti) gli azionisti anteponendo il loro interesse a quello degli altri soggetti citati in caso di conflitto tra di essi.
L’acqua non deve essere mercificata  con il rischio che l’accesso dei meno abbienti diventi problematico. L’acqua è una risorsa che richiede ingenti investimenti per la sua fruibilità. Il settore della captazione, trattamento e distribuzione dell’acqua ha la natura di un monopolio naturale. La gestione privata dei servizi idrici, come peraltro di tutti servizi di pubblica utilità resi in regime di monopolio o oligopolio, ha comportato storicamente  un aumento dei prezzi e una riduzione degli investimenti.
 Il pubblico, secondo questo punto di vista, dà maggiori garanzie del privato, anche quando quest’ultimo viene regolamentato. Le numerose esperienze di “cattura del regolatore” dimostrano che il potere e la forza del privato può, anche in un quadro di norme e regole, finire per rendere molto problematico il lavoro del controllore.
I due fattori chiave della gestione di tale risorsa sono l’accesso universale da parte dei cittadini e la manutenzione delle strutture e risorse idriche.
La breve ma tormentata storia delle privatizzazioni e i primi dati empirici oggi esistenti confermano i limiti della gestione privata verificando, soprattutto in Italia ma anche nel caso eclatante di Parigi, come tale gestione abbia dato risultati inferiori in termini di controllo dei prezzi e di investimenti rispetto a quella pubblica. È pur vero che in talune realtà “il pubblico”  può non essere efficiente; ma ci sono tanti esempi di realtà pubbliche che praticano una buona gestione dell’acqua con efficacia, efficienza e lungimiranza riguardo agli investimenti.

Fatti salvi questi principi fondamentali e quindi il sostegno ai quesiti referendari riteniamo sia necessario riflettere con attenzione sulla complessità e le problematicità della gestione delle risorse idriche per evitare di incappare negli estremi opposti della demagogia e degli interessi privati di parte. E’ ben noto infatti che le tariffe devono necessariamente coprire i costi e gli investimenti e che è necessario trovare strade tariffarie per penalizzare lo spreco dell’acqua e per consentire quell’adeguamento delle infrastrutture che consentirà di gestire in modo efficiente e senza sprechi una risorsa così preziosa.
Sulla scia di esempi interessanti in varie aree del mondo (dal Burkina Faso agli Stati Uniti) dove i limiti del privato for profit e del pubblico sono stati rilevati riteniamo promettente una terza via di privato sociale not for profit nel quale, in ossequio ad un principio di partecipazione e di sussidiarietà, le comunità di utenti hanno un ruolo fondamentale nella governance delle società di gestione sotto la regolamentazione di un’autorità indipendente.  
Se si stabilisce infatti il principio per il quale i portatori d’interesse primari nel settore dell’acqua sono proprio gli utenti, ne dovrebbe coerentemente conseguire un loro ruolo prioritario nella gestione delle società del settore.
Riteniamo in conclusione il referendum un momento fondamentale di sensibilizzazione sul tema attraverso il quale i cittadini votando faranno presente la loro attenzione e partecipazione su temi fondamentali per costruire un’economia al servizio della persona e non viceversa. Se il governo in carica sta cercando di depotenziare il referendum attraverso la creazione di un’autority indipendente questo obiettivo di riequilibrio dei rapporti di forza a favore dei cittadini responsabili che il referendum si propone sta in parte, anche se in modo insufficiente, già avvenendo.
In conclusione l’impegno per la sensibilizzazione sui temi dell’acqua e del referendum appare coerente con la mission della CVX di essere testimoni sensibili ed operatori competenti. In troppi settori (purtroppo anche in quello dell’acqua) le due cose non vanno più di pari passo e si è creato un fossato tra i sensibili che non possiedono le conoscenze tecniche dei problemi e i competenti che hanno perso ogni riferimento etico. La nostra missione di laici ignaziani è quella di essere ponti tra questi due mondi sensibilizzando i competenti e aiutando a crescere nella conoscenza i sensibili. 
Comitato Esecutivo della CVX  ITALIA

martedì 3 maggio 2011

Pietre Vive - Si parte!

A partire dal 7 maggio e per tutti i successivi sabati del mese saranno disponibili presso la Chiesa dell’Immacolata nel Gesù Nuovo dei volontari che offriranno un servizio gratuito di guide di arte e spiritualità alla scoperta della chiesa dei gesuiti a Napoli.

L’iniziativa che porta il nome di “Pietre Vive” nasce dal desiderio dei giovani delle Comunità di Vita Cristiana (CVX) di Napoli e di Sant’Arpino di annunciare il Vangelo a chi si crede più “lontano” dalla fede e in particolare al gran numero di turisti che visitano i luoghi di culto di interesse storico-artistico. Lo scopo è rendere accessibile il messaggio spirituale che si cela nelle forme architettoniche e pittoriche ammirate dai visitanti. Si tratta di un’operazione di fedeltà all’intenzione prima degli artisti e delle comunità che hanno voluto creare uno spazio per la comunione con Dio. Desiderio delle “Pietre vive” è un ridare ai grandi monumenti dell’arte cristiana il loro ruolo di accoglienza, di evangelizzazione, di invito alla preghiera.
Il progetto Pietre Vive si propone quindi come risposta alla ricerca di senso dell’uomo che “ha smarrito la Chiesa”, e si sviluppa come modo di svelare il Cristo che si dice nell’arte, secondo la bellissima intuizione di Giovanni Crisostomo: “Se un pagano viene e ti dice: Mostrami la tua fede!, tu portalo in chiesa e mostragli la decorazione di cui è ornata, e spiegagli la serie dei quadri sacri”.

La prima esperienza di Pietre Vive in Italia si è svolta a Roma dal 13 al 25 settembre 2008. Le due intense settimane di attività alle chiese del Gesù e di S. Ignazio, sotto la guida esperta di un gruppo di padri gesuiti, hanno raccolto una ventina di giovani guide di numerose nazionalità. L’interesse crescente di visitatori e passanti, credenti e non, in buona percentuale stranieri, e la particolare ebbrezza vissuta nel poter parlare liberamente dell’avventura di Dio con l’uomo, hanno fatto sì che l’esperienza segnasse profondamente i cuori dei partecipanti. Il ritorno a casa di alcuni ha sancito l’inizio di un anno molto speciale.

Nell’autunno del 2008, dall’entusiasmo di alcuni partecipanti all’esperienza romana, prende vita Pietre Vive a Bologna presso la Basilica di S. Stefano. Questa volta ci sono le forze perchè il progetto diventi un servizio settimanale, scandito con regolarità durante l’anno. La presenza di un gruppo di guide stabile sul territorio permette anche lo svilupparsi di iniziative con le parrocchie, sia per la formazione di catechisti ed educatori che per i bambini: nascono su questa scia le guide su misura per i più piccini. Intanto l’interesse per il progetto si diffonde anche a livello nazionale ed europeo, voci favorevoli a riguardo si fanno sentire da Trieste, Pisa, Milano, Madrid (Spagna) e Brno (Rep. Ceca).

Verso la fine del 2010, i padri gesuiti del Gesù Nuovo di Napoli ispirati da p. Jean Paul Hernandez S.I., che ha seguito la formazione dei gruppi “Pietre Vive” a Roma e a Bologna, hanno proposto ai giovani delle CVX di Napoli e Sant’Arpino di iniziare un cammino di formazione alla scoperta del prezioso patrimonio artistico e teologico della Chiesa dell’Immacolata nel Gesù Nuovo. Così come già accaduto nelle altre città, il progetto ha trovato un terreno fertile sul quale crescere e svilupparsi, tanto che circa 20 giovani si sono ritrovati per diversi mesi a partecipare agli incontri di approfondimento artistico e teologico e si sono preparati ad offrire ai turisti italiani e stranieri che visiteranno Napoli l’occasione di ricevere qualcosa di più di una mera descrizione tecnica del monumento, addirittura chiusa a qualsiasi esperienza di fede, ma piuttosto di riconoscere nell’arte cristiana l’annuncio della buona notizia di Gesù, restituendo alle pietre quell’orizzonte di significato nel quale sono state pensate.